
Durante il simposio, del 4 gennaio 2024, tenutosi nella sala dell’ex Mam che la Biennale di Cosenza 1a Edizione ha dedicato alla Sezione Emergenti, hanno avuto modo di prendere la parola tutti gli artisti e il pubblico presenti. La durata del video, che riprende l’intero evento, è quindi superiore ai “tempi televisivi” e quindi, per non tagliare gli interessanti interventi, e per non far torto a nessuno dei convenuti, non ne sono state ridotte le riprese in un breve video, che resta comunque nei nostri archivi.
Per l’occasione è stato conferito un riconoscimento al Professor Boris Brollo, per il suo importante apporto all’intera iniziativa, in qualità di Curatore della Sezione Ospiti. La targa di ringraziamento, a nome dell’Associazione Civitas Solis Cosenza, assieme al Ministero della Cultura e alla Commissione scientifica della Biennale di Cosenza, è stata consegnata nelle mani dell’amico e collega Giuseppe Siano, che la ritira con soddisfazione e affetto, e che ha successivamente fatto pervenire al Prof. Brollo, che purtroppo all’ultimo istante per motivi logistici non era potuto intervenire all’evento.
Si è data quindi apertura ai lavori, di cui riportiamo una sintesi, a cominciare dall’introduzione di Stefania Maranzano, in qualità di Presidente della Biennale:
– Sono felice di constatare la presenza e la partecipazione di quasi tutti gli artisti in esposizione di questa prima edizione, che in totale sono 20, e in sala ne sono presenti 14, e vado a introdurre i due argomenti principali della discussione:
È stata dunque data la parola agli artisti delle Sezioni Maestri e Ospiti, questi ultimi tutti di origine meridionale, e provenienti da altre regioni, da nord a sud della nazione. Ciascun intervenuto ha condiviso la sua esperienza in merito, offrendo anche consigli ai giovani artisti presenti come sollecitato da Stefania Maranzano. Il Simposio è cominciato dall’intervento di Carmine Calvanese, che risiede in Veneto ed è ampiamente inserito nel mercato dell’arte, partecipando con le sue opere a numerose Aste; seguìto a ruota da

Alfredo Granata, che vive ed opera a Celico (CS) e successivamente da Giovan Battista De Angelis, (SA), e poi dai siciliani Melchiorre Napolitano ed Enzo Venezia, tutti artisti quotati e storicizzati, che hanno argomentato le loro posizioni viste attraverso le loro esperienze di vita.
è stata quindi data l’opportunità di parlare ai microfoni anche agli artisti Emergenti presenti, in ordine alfabetico, a Bandini Blues, Rossella Barbante, Tania Bellini, Bislak, Marta Critelli, Giada Pugliese, Cristina Russo, e a Maria Villirillo, che hanno espresso considerazioni e progetti per il futuro.
A conclusione degli interventi degli artisti e del pubblico, Stefania Maranzano riprende la parola esprimendo soddisfazione circa gli interessanti interventi, e promuovendo una collaborazione in rete degli artisti convenuti, veicolata intenzionalmente da questo evento conclusivo della 1° Edizione della Biennale di Cosenza.
Quindi e stato riconsegnato il microfono al prof. Siano, per uno spazio dedicato appositamente ad una sua relazione, di cui riportiamo uno stralcio:
– … A proposito dell’articolo dal 1750-1755 (Baumgarten) abbiamo iniziato a collegare le problematiche del “fare” arte o della “produzione” dell’arte all’estetica, a raccontare del “sentire”, coinvolgendo la fisiologia la psicologia o meglio a ciò che “si sente” fisicamente emozionalmente cognitivamente in generale. Fino ad allora l’arte era analizzata attraverso canoni e moduli delle immagini o del rappresentare.
Con l’osservazione delle scienze si ammise che ci fosse anche un sentire estetico dalla fine del 1755. Con esso si diede valore anche a quella prima rivoluzione fisica, razionale e concettuale “del sentire” nell’arte.
Filosofia dell’arte e psicologia dell’arte entrarono da allora come racconto attraverso nuovi canoni della razionalità borghese (dove l’arte della parola e della visione vennero chiamate “rappresentazione” del pensiero, tra Kant e poi Hegel “Estetica”, 1835).
Anche la visione fece da spartiacque sociale tra le interpretazioni dei soggetti ripresi dagli artisti. Poi nel ’900 si ricorse alla scienza con la teoria della relatività (Einstein). Il movimento (futurismo. Dadaismo e surrealismo) e i nessi linguistici Wittgenstein (“Tractatus logico-philosophicus”).
A parte poi il tentativo che per circa 40 anni della mia esistenza mi ha visto coinvolto nell’organizzazione della manifestazione “Artmedia” che si era dato come ricerca il superamento della rappresentazione con il suo ideatore Mario Costa in cui veniva affermato il superamento dell’arte per mezzo del principio dell’estetica della comunicazione. (Meglio per me sarebbe stato chiamarla “estetica dell’informazione” legando il concetto allora corrente di comunicazione alla teoria dell’informazione di Claude Elwood Shannon (1948).
L’arte attraverso le tecnologie della comunicazione (o delle “informazioni”) si pone su di un piano di organizzazione linguistico specie col tecnologico che va oltre l’arte del simbolico o del superato rappresentare.
Non parliamo per ora di opere che da poco sono giudicate innovative, però.
Prima si citava Cattelan e della banana che io disconosco proprio come un’opera d’arte concettuale altrimenti qualsiasi produzione umana (e non) potrebbe rientrare nell’arte del concettuale generando la confusione apportata dall’arte postmoderna.
Mentre per me è più subdolo il messaggio di Cattelan a piazza della borsa di Milano con il suo messaggio veicolato dalle tre dita mozze e del medio in alto che si staglia verso il cielo. La mano e il gesto sembra sia un tutt’uno fatto dal palazzo della borsa a tutti gli altri.
Dalla borsa parte il gesto che è rivolto verso gli altri abitanti dei palazzi della piazza e oltre. Nel senso: “prendetevela a quel servizio” voi che non fate business come succede nella borsa.

Voi credete ancora di arricchirvi con la realtà industriale o con la funzione di accumulare una anacronistica ricchezza attraverso lo speculare sul lavoro dei lavoratori.
Non è più così! Il guadagno si ha con l’azzardo, il “gioco” in borsa.
Anche nei messaggi del simbolico, o dell’arte proposto dagli artisti in genere… specie quelli che circolano nei grandi circuiti d’arte di fiere, di aste, di banche, di riviste specialistiche… promuove questo messaggio di arte come merce (Debord) su cui produrre ricchezza. Si scommette non per sempre ma se domani quella produzione umana aumenta di valore o meno, ma comunque non per sempre.
L‘arte contemporanea come merce è l’attuale modello culturale che crea un valore fittizio, ma non so fino a quando durerà.
Questo modo di costruire attualmente il valore artistico è utile per prendere per i “fondelli” sia ciò che è stato finora all’appannaggio dei critici e dei cultori della storia dell’arte che dei “vecchi” saccenti d’arte (compresi i teorici).
In tutte le epoche nei periodi di transizione si propone, o meglio si è dato valore a qualche novità, vera o fittizia, prima di scoprire i nuovi modelli di valore sociali o di una nuova organizzazione delle strutture della comunicazione. Oggi si propone un’arte come “messaggio” o come “massaggio” (McLuhan) per osannare tutti gli attuali opulenti “imprenditori di borsa” che possono comperare le opere per ora a prezzi esagerati. (I cosiddetti nuovi ricchi miliardari che accumulano ricchezze depredando gli stati corrotti e i popoli e che propongono nuovi modelli di impero politico-culturale. Questi nuovi modelli nell’arte sono divulgati senza ritegno e trasversalmente in genere da nuovi personaggi di mediatori: gli “allestitori “…. di vetrine artistiche. Nessuno di questi allestitori però può avvalorare per sempre le crescite esponenziali dell’opera d’arte in un mercato così umorale).
Comprendo bene e fino in fondo ciò che mi disse molto tempo fa ABO dopo aver letto il mio articolo su di lui alla fine del 2008 e pubblicato da Juliet: “di rimanere sempre insoddisfatti, a prescindere, anche perché nessun altro può pensarla come te stesso fino in fondo”. Del resto si procede sempre per approssimazione in questo universo che si avvale sempre meno di rappresentazioni e sempre più di configurazioni di nessi precari e in “movimento”; si parte dalla “concettualità” di un metro arbitrario e dominato da misurazioni di eventi ripresi dalle funzioni della “relatività” (Einstein).
“Un giorno poi forse si può, per fraintendimento, anche essere ripresi…” ABO mi disse. Ma gli feci osservare già allora, anche se palese solo a pochissimi, (dal mio “Sul sentire nelle macchine”, 2006) che l’arte generativa e la allora nascente Intelligenza Artificiale che auto-apprende se utilizzate da “imprese economiche private” un giorno non tanto lontano potrà riscrivere anche una nuova storia degli umani… e delle macchine. Figuriamoci se non anche dell’arte.
_____
A conclusione del suo intervento, il professor Siano cede nuovamente la parola a Stefania Maranzano, che chiude il simposio auspicando che questa sia solo la prima di una lunga serie di edizioni, che queste continuino anche in futuro a promuovere la comunicazione tra gli artisti e favoriscano la creazione di una rete di artisti meridionali, che ne veda coinvolti di tutte le correnti artistiche, estrazioni e fasce d’età.





